Difficile abbassare lo sguardo.
Necessario chiedere risposte e azioni coordinate a livello nazionale ed internazionale
Articolo pubblicato da Javan24
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In stazione centrale però, in questi giorni, c’è qualcosa che colpisce forte, da vicino, chi la attraversa.
Sul mezzanino che porta dal piazzale antistante ai binari centinaia di persone attendono. La stragrande maggioranza è siriana, tutti hanno negli occhi storie che solo ad immaginarle vengono i brividi. Tantissimi i bambini, molti piccolissimi. Tantissime le donne incinta. Si notano i nuclei familiari.
La scorsa settimana l’emergenza è stata forte e si prevedono nuove situazioni di forte criticità, forse già tra giovedì e venerdì. Si parla di quasi 800 persone giunte in pochi giorni soprattutto attraverso treni provenienti dal Sud Italia. Gente diretta prevalentemente verso il Nord Europa. La Protezione Civile, la Croce Rossa e molte associazioni di volontariato cercano di occuparsi di loro facendo del loro meglio. Ma non basta. Il Comune di Milano partecipa mettendo a disposizione le proprie strutture e nei centri di accoglienza, con un rimborso di 30 euro al giorno per persona dalla Prefettura, ma non basta. I posti non sono sufficienti e molte persone rimangono in Stazione Centrale, diventato ormai purtroppo un campo profughi.
Pochi giorni fa il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha ribadito che "La città da sola non può farcela. Senza un intervento preciso sulle competenze, dovremo prendere posizioni molto forti che non vogliamo perché parliamo comunque di persone che soffrono".
Polemiche a parte, tutti concordano sulla gravità dell’emergenza.
Secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani la quota delle vittime del conflitto civile in Siria ha superato, tra il 2011 e il 2014, la quota di 150.000 vittime, tra cui civili e circa 8000 bambini. Le notizie delle stragi sono all’ordine del giorno e ciò inevitabilmente porterà a nuovi forti flussi migratori nei prossimi mesi. Migliaia di persone arriveranno sulle nostre coste e una gestione improvvisata dell’emergenza non può che risultare fallimentare. Un Comune, una Regione, uno Stato da soli non possono affrontarla.
Molti vedono una mancanza di assunzione di responsabilità da parte dell’Unione Europea, vista come assente e distante nell’affrontare la questione dei migranti provenienti dall’Africa che, inevitabilmente, è difficile possa essere affrontata singolarmente da ciascun Paese, soprattutto per quei Paesi come il nostro che distano poche miglia dalle coste nordafricane. Contro i leader europei si era espresso fortemente anche l’Amnesty International in un documento diffuso lo scorso dicembre intitolato “Un fallimento internazionale: la crisi dei rifugiati siriani”. L’organizzazione ha evidenziato, in particolare, come gli Stati Membri dell’UE abbiano data scarsa disponibilità ad accogliere i rifugiati siriani più vulnerabili, rendendo difficili gli ingressi ufficiali e favorendo quindi la tratta clandestina di esseri umani disposti ad intraprendere viaggi della speranza con ogni mezzo.
Le polemiche sono molte e su questioni così delicate ognuno ha una propria sensibilità.
Certamente, passando per la Stazione Centrale di Milano in questi giorni, non si può rimanere indifferenti. L’indignazione è molta. L’attesa di risposte e di coordinamento a livello nazionale ed internazionale una speranza e, ormai, una necessità.
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