lunedì 24 novembre 2008

neve..

Quando questa mattina ho tirato su la tapparella alle 6 meno un quarto ho visto che qualche fiocco di neve stava cadendo sulle strade di Peschiera.
Viaggiando con il treno verso Milano poi, man mano che il sole si alzava e i suoi raggi attraversavano la nebbia, ho visto che c'erano dei campi tutti bianchi e tutte le cose erano ricoperte.
Cosa c'è di speciale direte?
Beh in effetti niente, solo non so xke la magia della neve mi colpisce sempre...quando cade piano piano e rende tutto chiaro, tt bianco, pulito..tt sembra più bello sotto la neve.
Il treno poi da sempre per me è un luogo speciale...si incontrano tantissime persone e da ogni loro sguardo si può sentire qualcosa, se ci si sofferma qlc istante.
La neve e il treno....e i pensieri.
Pensieri che corrono più veloci di quei vagoni, più lontano dell'orizzonte, che si stenta a vedere tra la fosschia.
Credo ogni tnt valga la pena rallentare, stare un po' in silenzio, e vedere quante piccole belle cose ci sono intorno a noi e nella nostra vita.
Non so se questo intervento ha un senso, forse no...
E' un intervento leggero, senza forma, come quei fiocchi bianchi che danzavano fuori dal mio finestrino qst mattina....leggero come i miei pensieri, che vagano e vagano, che si ocnfondono, che si intrecciano...

giovedì 20 novembre 2008

Ai giovani di Milano

Alla chiusura delle tre serate di incontri dedicati ai giovani di Milano il Cardinale D.Tettamanzi ha dedicato a tutti noi che trascorriamo qualche anno in questa città questa lettera, le cui parole a mio parere, che uno creda o meno, sono davvero molto toccanti.
Per questo motivo ho pensato di inserirla sul mio blog, sperando che possa essere apprezzata anche da altre persone oltre che da me.


PERCHÉ LA MIA GIOIA SIA IN VOI
E LA VOSTRA GIOIA SIA PIENA


Cari giovani,
vorrei dirvi una parola per contribuire a rendere piena la vostra gioia.

L’anima nascosta della città

Voi, giovani, siete l’anima della città, la popolazione più promettente e più difficile da descrivere; dallo stile della vostra presenza dipende il futuro della società civile e anche il futuro della nostra Chiesa. Stasera prego per voi, che vivete a Milano, perché il Signore vi guidi nelle vostre scelte, quelle più quotidiane e quelle con cui costruite il vostro futuro. Vorrei cercare di immaginare la vostra vita e le preoccupazioni che la attraversano, nel tentativo di esservi più vicino.

La ricerca della vita

Milano non è solo traffico e lavoro, ma è anche interiorità e relazione; Milano non è solo una città da usare ma è anche da vivere e da valorizzare. Sia che tu viva per qualche anno a Milano, sia che tu stia stabilmente in essa, apprezzane il dono e rendila più umana, più attenta ai segni di Dio. A volte vi incontro nelle parrocchie in occasione delle visite pastorali oppure per qualche fugace apparizione negli oratori della città: di voi ho sempre avuto una grande stima, perché amate la Chiesa così come è, e cercate di migliorarla con la vostra presenza e il vostro impegno. Allo stesso tempo penso a tutti quei giovani che hanno interrotto il loro rapporto con la Chiesa o che non la conoscono affatto: sono certamente la maggioranza dei giovani di Milano. A tutti ripeto le parole di Cristo: “ Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi darò ristoro”. Ci siano sempre comunità aperte nella nostra città, che vi aprano la porta e il cuore per l’incontro con Dio.

Giovani che studiano

Molti di voi siete studenti di Milano e non pochi di voi venite anche a risiedere nella nostra città, per alcuni anni. C’è un gran movimento di giovani che vanno e che vengono, grazie alle molte scuole e università milanesi, e questo è senza dubbio un dono, che oggi certamente attraversa qualche difficoltà e verso cui bisogna avere grande speranza. E’ un futuro che tutte le parti sociali devono costruire insieme. Voi giovani studenti, milanesi e non, siete una ricchezza culturale per tutta la città: la vostra competenza e la vostra preparazione sarà importante per il vostro lavoro futuro. Siate i benvenuti e possiate essere una vera ricchezza umana per tutti noi. Amate sempre lo studio e il confronto con altre discipline, oltre a quelle che già studiate, e sappiate essere attenti e propositivi dentro alle proposte culturali che nella nostra città non mancano.

Giovani che lavorano

Penso anche al vostro rapporto, cari giovani, con il mondo del lavoro. Penso a coloro che lo cercano, penso a chi l’ha già trovato ma lo vorrebbe a condizioni più dignitose e umane, penso a chi fa la fatica di mantenere il proprio posto fisso; penso ai tanti che iniziano a lavorare molto tardi per via degli studi, che non sembrano finire mai. Penso poi ai ritmi di lavoro milanesi e alle corse dei pendolari sui treni e sui mezzi pubblici. Tantissimi giovani sono fagocitati dai ritmi incalzanti del lavoro e rischiano di non vedere più nulla nella loro vita e nella vita dei loro amici. A tutti voi, giovani lavoratori vorrei dire una parola di sollievo: prendete sul serio quello che vi viene affidato e migliorate con il vostro lavoro la vostra condizione di vita, ma pensate sempre al futuro che costruirete e alle persone che con voi condividono la vita. Cercheremo insieme da ogni parte e collaborando con tutti e con le istituzioni perché il lavoro ci sia nella misura giusta e al servizio della qualità della vita.

Giovani immigrati

Mi rivolgo a voi giovani che siete immigrati a Milano, e a coloro tra voi che già qui siete nati da genitori venuti da lontano: spesso vi ho incontrato in questi anni in varie occasioni celebrative e ho potuto apprezzare la vostra tenacia e il vostro orgoglio, le vostre convinzioni profonde insieme alla vostra innata allegria. Voglio dirvi che anche voi siete un dono per la nostra città e per la nostra chiesa, nella misura in cui saprete rimanere saldi nei vostri valori e sarete forti nel non cadere nella tentazione di una vita facile e comoda. In futuro possiate integrarvi pienamente con le vostre famiglie nella nostra città e nei quartieri in cui abitate, entrando a far parte a pieno titolo delle nostre comunità cristiane.

Giovani coppie e famiglie giovani

Tra voi ci sono molti che stanno vivendo una rapporto di coppia, e anche qualche famiglia giovane: voi mi state molto a cuore, soprattutto quest’anno che termineremo il triennio sulla famiglia, che deve essere “anima del mondo”. Vivete questa vostra progressiva conoscenza o il vostro fidanzamento, con forza e sobrietà, con dedizione e progettualità. Aiutate le vostre comunità cristiane a rimanere giovani e a creare utili alleanze tra giovani e famiglie che costruiranno il vissuto della Chiesa milanese di domani.

Per non restare da soli

Vorrei dire una parola anche a chi si sente solo e scoraggiato. Andate oltre il momento presente e non vi manchi mai la speranza: possiate sempre rialzarvi e ripartire nella vostra vita. Non rimanete da soli, cercate e offrite amicizie e relazioni, l’altro è un aiuto e una risorsa: sappiate essere solidali e concreti nel vostro aiuto al prossimo, e spesso sostenete e motivare anche i vostri amici, nei momenti di difficoltà e di sconforto. Voi giovani sapete entrare in comunione di vita con i fratelli più poveri e quelli più provati della città, e molte esperienze di volontariato lo dimostrano. Possiate trovare, insieme a qualche altro amico, la strada giusta per lenire il loro dolore e la loro sfiducia.

Perché la vostra gioia sia piena

Arricchite le vostre relazioni con la presenza di Gesù. Vivete con dignità e con responsabilità le vostri occasioni di ritrovo senza sciupare la vostra giovane età; ma date anche un occhio a chi è vicino a voi e che spesso, anche nei ritrovi più chiassosi e goderecci, è profondamente solo o avvilito: prendetevi a cuore dei vostri coetanei. La cura pastorale dei giovani in questo anno ha richiamato l’invito di Cristo risorto alla Maddalena: “Va’ dai miei fratelli…” (Gv 20). Vi invito ad andare verso altri, ragazzi e ragazze che vi sono coetanei, parlatevi, conoscetevi, stimatevi, con uno spirito responsabile e sempre desto: perché i giovani della nostra città, anche attraverso voi, non sciupino e non distruggano quei grandi doni e quei preziosi talenti che Dio non ha fatto mai mancare a ciascuno dei suoi figli. Solo così la vostra gioia sarà piena.

mercoledì 19 novembre 2008

EUROPEAN UNION: A DREAM THAT MUST GO ON


L'Europa Unita è stata considerata per secoli, da filosofi e visionari, una utopia. Le due guerre mondiali che hanno macchiato di odio e di sangue i nostri Paesi sembravano averla cancellata per sempre e invece, proprio dopo la loro fine quella utopia si è trasformata in un sogno e quel sogno ha cominciato ad essere realizzato.
Il 9 maggio 1950 il ministro degli esteri francese, Robert Schuman ha proposto al suo nemico storico di utilizzare l'acciaio e il carbone, non più per combattere e per uccidere, ma per costruire un mondo di pace e di prosperità: a questo progetto hanno deciso di collaborare anche altri quattro paesi europei, tra cui l'Italia, e questo progetto non è ancora terminato.
Sono passati più di cinquant'anni da quel giorno e in questi cinquant'anni abbiamo imparato a chiamare quel progetto Unione Europea. Invertire queste due parole non è stato un caso, si voleva porre l'attenzione sulla parola Unione, perchè l'Unione fosse l'obiettivo ultimo da perseguire.
In questi cinquantanni altri Paesi hanno deciso di collaborare per realizzare questo progetto. Oggi sono 27 i protagonisti di questa avventura, che sicuramente ha il grande pregio di aver permesso che all'interno dei suoi confini, per cinquant'anni, regnasse la pace.
Oggi l'Unione Europea è dotata di istituzioni che le permettono di emanare direttive e regolamenti, con l'intento di armonizzare il diritto di tutti i membri, rendendo ogni stato e soprattutto ogni cittadino protagonista.
L'Unione Europea è entrata nelle nostre vite, anche se non tutti forse lo hanno notato, anche se tanti non l'hanno apprezzato. E' nelle nostre tasche, nei nostri portafogli. Non abbiamo più bisogno di avere un passaporto per attraversare le frontiere degli stati che hanno aderito al patto di Schengen. Sulle nostre monete è raffigurato il nostro continente e quelle monete, che sono state accusate di essere responsabili dell'inflazione nel nostro paese, ora ci permettono, anche in un periodo di crisi, di mantenere una certa stabilità nei cambi.
La strada da percorrere però è ancora tanta. I 27 paesi che sono ora membri dell'Unione Europea sono chiamati a portare avanti quel sogno e noi, soprattutto noi giovani, nati quando i primi trattati sull'UE erano già stati firmati, dobbiamo continuare a crederci.
Come tutti i sogni, per essere realizzato, richiede di superare degli ostacoli. Tantissime sono le sfide che il presente e il futuro ci presentano. Sono le sfide di un mondo che cambia e che richiede a noi di diventare sempre più protagonisti, per proporre un modello europeo di gestione dei rapporti diplomatici ed economici. L'Europa è chiamata a far sentire la propria voce e forse quando la tempesta di questa crisi sarà stata placata questa voce si sentirà. Già adesso gli Stati Uniti si interrogano sul liberismo frenato nei loro mercati e cercano nella regolamentazione europea la chiave per cambiare.
L'Europa può e deve farcela. Deve diffondere anche oltre i suoi confini gli ideali di pace, di uguaglianza, di solidarietà, di unità per le quali da oltre cinquantanni combatte.
E noi, noi giovani, siamo i protagonisti. Noi Europei e anche chi non è ancora in UE..
Perchè l'utopia che per secoli è stata nelle idee di filosofi e di visionari, che forse da sempre è nella storia di un continente attraversato da mille popoli e in cui si sono parlate mille lingue, possa continuare.

OUR DREAM MUST GO ON...THE DREAM OF PEACE...THE DREAM OF EUROPEAN UNION

mercoledì 12 novembre 2008

Una crisi che si radica nel cuore delle persone, che cancella gli ideali di democrazia e di libertà, di solidarietà e di uguaglianza è molto più preoccupante della sicuramente grave crisi finanziaria...
Non chiudiamo gli occhi!

Facebook ormai è diventato uno dei miei siti preferiti...è il social network del momento e mi piace molto aggiungere i miei amici e poter chattare con loro.
Oggi però sono rimasta molto amareggiata da un fatto.
Su facebook gli iscritti possono creare dei gruppi nei quali discutere di diversi argomenti. Iniziativa carina ho sempre pensato e mi sono anche iscritta a tanti forum.
Girando sui siti di notizie su internet però ho scoperto che esistono anche moltissimi gruppi che incitano all'odio e alla violenza. Sono gruppi che inneggiano al bullismo nelle scuole, al razzismo...Basta digitare parole come "odio", "cacciamoli" o anche certe nazionalità e se ne trovano moltissimi.
Io trovo che sia una cosa orribile.
Un social network così diffuso e così frequentato non può che essere uno specchio della nostra società.
E in effetti anche leggendo i giornali e le notizie di cronaca ci si rende conto che oltre ad una crisi econommica-finanziaria, il nostro mondo, in particolare il nostro paese, è nel pieno di una crisi culturale e sociale.
Ma come si può fermare questa ondata di violenza, che parte dalle scuole e si diffonde nelle strade?
Quanti episodi di bullismo vengono giustificati come normali nella età adolescenziale, quanti ragazzi restano impuniti quando offendono i loro compagni i classe o peggio esercitano su di loro e sulle cose che li circondano violenza?
E quanti episodi di violenza, in particolare razziale (ma non solo) si sentono?
Proprio oggi ho letto 2 notizie significative, quella del ragazzo di colore di Parma accusato ingiustamente e su cui sono state esercitate violenze, e un'altra che non è stata oggetto di particolare attenzione della stampa nazionale ma che mi ha colpito, quella di un ragazzo immigrato costretto a denudarsi davanti a tutti su autobus di bergamo dal controllore.
Questi certo sono episodi sporadici, ma non per questo poco allarmanti.
In che direzione sta amdando la nostra società?
E l'Italia? Noi Italiani? Possiamo rimanere indifferenti mentre vediamo che nel nostro paese la violenza e l'odio si stanno diffondendo ovunque?
Gli stadi...le partite di calcio della domenica sono un'altra immagine che spesso vediamo alla televisione, con gli scontri tra tifosi di diverse città, e anche gli episodi che si sono verificati durante molte manifestazioni politiche (di qualsiasi parte).
E il ragazzo ucciso mesi fa a Verona da altri ragazzi perchè vestiva in modo diverso e probabimente aveva diverse idee politiche?
Che schifo.
Mi sento molto rammaricata per tutto questo e mi sento anche impotente, dato che più che scrivere non posso fare.
Certo però sono sempre convinta che ognuno di noi debba fare la propria parte. Non possiamo cambiare il mondo, ma non possiamo nemmeno convincersi che fa schifo, perchè anche noi ci viviamo. Le cose io spero sempre che possano cambiare. Ciò che mi preoccupa però è che mi sembra che si stiano superando tutti i limiti...e l'attenzione pubblica viene deviata su problemi effimeri, mentre nelle nostre città, nelle nostre scuole, nella nostra Italia e non solo si diffonde l'indifferenza, la paura, il compiacimento per il dolore altrui, l'idea di farsi giustizia da soli....
La crisi finanziaria prima o poi finirà. Si troveranno altre soluzioni, l'economia ripartirà, anche se i danni certamente ci sono.
Ma una crisi che si radica nel cuore delle persone, che cancella gli ideali di libertà e di democrazia, di solidarietà e di uguaglianza che stanno alla base della nostra cultura, quella crisi è molto più preoccupante e se non viene arginata rischia di distruggere tutto quello per cui si è combattuto per secoli, quello che l'Italia e l'Europa davvero sono, quello che noi tutti siamo.

mercoledì 5 novembre 2008

Si può fare

Un film di Giulio Manfredonia. Con Claudio Bisio, Anita Caprioli, Giuseppe Battiston, Giorgio Colangeli, Bebo Storti.
durata 111 min. - Italia
2008. - Warner Bros Italia data uscita 31/10/2008.
Ieri sera sono andata di nuovo al cinema, qui a Milano, con tre mie amiche del pensionato universitario in cui alloggio.
Il film che abbiamo visto non era un film comico, ma nemmeno drammatico, ed è stato definito dalla critica come "una commedia umana dall'impianto arioso talvolta comico che letizia e fa riflettere".
Racconta una realtà con la quale non è frequente entrare in contatto nemmeno sul grande schermo, la realtà di coloro che hanno problemi psichici e che sono accolti, da quando sono stati chiusi i manicomi, nelle cooperative.
Un ex sindacalista, interpretato da Claudio Bisio, riesce a trasformare un luogo nel quale queste persone erano imbottite di medicinali in una vera e propria cooperativa, facendo sentire ognuno di loro un socio e, attraverso il lavoro, rendendo quelle persone consapevoli della loro dignità. Entra dunque in contrasto con il medico del centro, portandolo a ridurre le dosi di farmaci assunte dai ragazzi, che pian piano cominciano a vivere una vita sempre più normale.
Davvero toccante è la storia di uno di loro, che si innamora della ragazza che abita nella casa in cui lavora il parquet (questa è l'attività svolta dalla cooperativa). Si sente un ragazzo come gli altri, si sente innamorato ma poi, poi sente parlare quella che credeva la sua fidanzata, che dice di averlo baciato per pietà, per illuderlo, e si toglie la vita.
La morte di questo ragazzo fa allontanare l'ex sindacalista, che si sente in colpa per aver causato la morte del ragazzo abbassando la dose di farmaci che lo rendevano calmo. E' proprio però il medico della cooperativa, che inizialmente diffidava assolutamente dei metodi da lui adottati, ad invitarlo a collaborare, accortosi del miglioramento innegabile degli ospiti. Sono proprio gli ospiti a convincerlo a tornare, a far riprendere a lui la fiducia nel suo lavoro.
E' un film amaro, molto denso, toccante.
A partire dagli anni 80 sorgono in italia tante altre cooperative nelle quali le persone con difficoltà mentali vengono occupate in attività lavorative.
Prima dei titoli di coda un messaggio sullo schermo ricorda che oggi sono più di 30000 gli ospiti di queste realtà e dedica a loro l'intero film.
Un film che indubbiamente è stata per me, e per le mie amiche, una occasione eccezionale per entrare in contatto con questo mondo, sul quale forse mai mi ero ritrovata a riflettere in questo modo. Un film stupendo, che insegna a rispettare chiunque, a ricordare che tutti hanno una propria dignità e che chi è diverso da noi per qualche motivo è sempre una persona e da persona deve essere trattato.

lunedì 3 novembre 2008

High School Musical 3



High School Musical 3 è un film di Kenny Ortega del 2008, con Zac Efron, Vanessa Anne Hudgens, Ashley Tisdale, Corbin Bleu, Lucas Grabeel, Monique Coleman, Bart Johnson, Leslie Wing, Olesya Rulin, Chris Warren Jr.. Prodotto in USA. Durata: 100 minuti. Distribuito in Italia da Buena Vista a partire dal 31.10.2008.

Sabato pomeriggio prima di entrare in sala con la mia migliore amica per assistere alla proiezione di High School Musical 3 ero un pochino scettica. Credevo che avrei trascorso qualche piacevole ora seguendo un film per ragazzine, che non mi avrebbe colpito più di tanto.
Mi ero dimenticata, come faccio purtroppo troppo spesso, della passione nascosta dentro di me, negli angoli più profondi nel mio cuore: io amo scrivere e basta poco perchè io cominci a digitare parole su parole su queste pagine bianche.
E anche questa è una buona occasione per farlo.
Certamente sono consapevole che la trilogia che si è conclusa con questo episodio, ambientato in un college americano, i cui protagonisti sono dei ragazzi e delle ragazze giunte al senior year, non segnerà indelebilmente la storia del cinema. Questo però non è un buon motivo per riflettere sulla realtà (o irrealtà) che su quello schermo è stata proiettata.
Il mondo descritto è un mondo surreale, un mondo idilliaco. C'è una scuola, enorme, bellissima, come di sicuro ne esistono molte negli Usa, e di una classe di studenti, che preparano per lo spettacolo di fine anno un musical che parli delle loro stesse vita, musical che è il filo conduttore di tutti gli altri sviluppi della trama. Ma non è questo che mi è sembrato surreale, ma i protagonisti.
Forse sono io, che provengo da una esperienza liceale che non mi ha fornito molto elementi per credere positivamente nel mito di quelli anni, nel mito dell'abbandono della propria classe...ma le dinamiche di quei ragazzi erano davvero particolari. Si raccontavano storie d'amore perfette, una delle quali si trova di fronte al tema della separazione, a causa delle scelte universitarie dei due innamorati, storie che sopravvivono ad ogni cosa, in un equilibrio instabile tra sogno e realtà (anche se il sogno, in tutto il film, è la dimensione che prevale).
Si il sogno.
Guardando quelle immagini scorrere sullo schermo e alcune ragazzine accanto a noi in sala osservarle con gli occhi lucidi ho provato il fortissimo desiderio di riuscire anche io a tornare a credere nei sogni, proprio come loro.
La storia di quei due ragazzi e l'affermazione di un amico "nessuno resta con la stessa ragazza dopo la maturità" mi ha riportato alla mia realtà. La frase di quel ragazzo è stata smentita, nel film, ma nella mia vita è stata più vera che mai.
Quelle ragazzine intorno a me però nella magia di quell'amore, nella possibilità di lottare e di raggiungere tutti gli obiettivi che ci si prefiggono nella vita, nei loro sogni ci credono ancora...e anche io voglio crederci, anche se non ho più tredici anni, ma con la forza e la consapevolezza di una ventenne.
Ho ancora voglia di credere in qualcosa e, soprattutto, in qualcuno.
Negli ultimi tempi non è stato facile. Ho conquistato una maggiore fiducia in un sentimento in cui da sempre ho creduto poco, l'amicizia, ma non sempre questa fiducia è stata premiata dai fatti...e poi l'amore...anche lì, ho bisogno di ritrovare la magia di credere che esista...
Certo, i film hollywoodiani, soprattutto quelli della disney, hanno sempre questo obiettivo. Puntano far evadere gli spettatori, ad accompagnarli in un mondo diverso dal loro, lasciando alla conclusione in loro la voglia di ritrovare un po' di quella magia nelle proprie giornate.
In conclusione dunque non posso consigliare questo film a chi si aspetti un film serio. Non vuole esserlo.
E' un film che presenta personaggi volutamente tipicizzati, come la ragazza smorfiosa che vuole emergere su tutti, come i ragazzi che vivono la loro vita come quando corrono sul campo delle loro partite di basket, come gli amici, i compagni, le scene di vita scolastica che forse mai nessuno ha vissuto così nella sua vita.
Ma, certamente, questo film, sotto una appartente aria di superficialità, nasconde qualcosa di profondo, che per chi, come me, non ha mai voglia di tagliare quel filo che lo lega all'età dei sogni e delle speranze, l'età dell'ingenuità e della immaturità, può essere molto prezioso.